Milano, 29 novembre 2025,
Milano è la mia città anche se non vi ho mai vissuto veramente, ma le mie origini sono molto chiare: mezzo milanese puro e mezzo veneto. Nato a Milano ma cresciuto in periferia. La mia famiglia ha origini umili, operaie, la classe sociale che ha forgiato questo Paese nel dopoguerra.
Per quanto mi riguarda, anche se non sono cresciuto nella città meneghina come indirizzo abitativo, ne faccio parte come anima. Ricordo ancora gli anni ’80, proprio nello stesso periodo frequentavo il capoluogo: ero solo un bambino, non comprendevo la situazione socio-economica del Paese, non era nemmeno lontanamente un mio pensiero. Non che lo sia oggi, è chiaro: nella mia mente c’è anche altro.
Passeggiare per le vie del centro e fermarsi ad osservare le persone camminare là dove un tempo erano le auto a battere quel porfido. Lo smog era chiaramente visibile nell’aria: non solo lo si respirava, ma era possibile vederlo ad occhio nudo. Oggi è cambiato tutto, e a volte sento la malinconia di quel tempo, quando i vecchi di oggi dicono che si stava meglio.
Io, avendo vissuto quegli anni e questi, posso dire con certezza che non si stava bene allora, ma non si sta bene nemmeno adesso. Ora è tutto troppo: vie del centro intrise di persone in coda per un panino con ingredienti di bassissima qualità, consumismo isterico, acquisti compulsivi in ogni angolo.
Un giorno vedi un negozio, e qualche mese dopo viene sostituito come nulla fosse. “Ex novo che avanza”, lo chiamo. Quando osservo Milano lo faccio tristemente, ricordando il tempo passato e maledicendo il nuovo che avanza. Perché in tutto quello che si muove in avanti, sembra impossibile tornare indietro per cambiare, migliorarsi davvero.
Una Milano che avanza. Una città che cambia volto più in fretta di quanto si riesca a ricordare.
Il futuro di ciò che è stato.
La folla non cura la solitudine. La mette a fuoco.
Dove c’erano panchine, ora solo futuro.
Solo, dentro il rumore.
Ognuno dentro il proprio tempo.
Due persone. Una città intorno.
Il duro lavoro di pochi per sfamarne molti.
